XIV arrondissement
Jardin Atlantique
Place des Cinq-Martyrs-du-Lycée-Buffon
Métro Pasteur o Gaité
La gare de Montparnasse è il punto di partenza dei treni che vanno nella Francia occidentale. Sopra ai binari del TGV c’è un giardino di 3,5 ettari, che, quando c’è bel tempo, costituisce la sala d’attesa più piacevole del mondo. In questo giardino che poggia sul cemento è bello andare a zonzo sulle passerelle di legno che scricchiolano sotto ai nostri passi e ci portano a un’isoletta circondata dall’acqua, lasciar riposare lo sguardo sui prati all’inglese, scoprire le graminacee da ornamento e gli alberi insoliti di origine europea e americana, odorare la lavanda e le altre piante aromatiche. Per i giochi dei bambini ci sono le dune e la sabbia della spiaggia e c’è l’acqua per far scivolare i battelli e le barche a vela in miniatura.
Al fondo del giardino c’è il museo Jean-Moulin e un memoriale del generale Leclerc.
L’ingresso a questo angolo di natura è fra Boulevard Pasteur e place de Catalogne.
Cimitero di Montparnasse
Boulevard Edgar-Quinet, 3
Métro Edgar-Quinet o Raspail
Il cimitero di Montparnasse, oltre a essere un’oasi di pace e di vegetazione, è un esempio di arte funeraria. Lungo i suoi viali, fiancheggiati da piante profumate, si incontrano numerosi artisti e intellettuali, come Sartre e Simone De Beauvoir, che in questo quartiere hanno anche vissuto. Baudelaire ha due recapiti. Nella ventisettesima divisione c’è un cenotafio, scolpito da J. De Charmoy nel 1902, che lo raffigura con i pugni serrati sotto al mento e l’espressione corrucciata. La sua tomba si trova invece nella sesta divisione e, sotto allo stato di servizio del patrigno, il generale Aupick, c’è questa iscrizione: “Charles Baudelaire, son beau-fils, décédé a Paris à l’age de 46 ans, le 31 août 1867.” Altri personaggi illustri sono gli scrittori Guy de Maupassant e Tristan Tzara, il pittore Soutine, lo scultore Zadkine, l’anarchico Proudhon, il matematico Poincaré, l’industriale Citroën.
I bassorilievi e le sculture di angeli, di donne velate che piangono, di corone di fiori, di animali sono numerosissimi. Alcune statue, come quella di Charles Pigeon, inventore di una lampada a gas, ritratto a letto mentre legge un libro alla luce della sua lampada, accanto alla moglie che dorme, sono bizzarre. Nell’angolo settentrionale c’è la famosa scultura di Brancusi, Le Baiser.
Tour de la Charité
Torre della Carità
Boulevard Edgar-Quinet, 3
Métro Edgar-Quinet o Montparnasse-Bienvenue
Nell’angolo sud occidentale del cimitero si erge, isolata, una torre rotonda di pietra bianca. E’ tutto quello che rimane del mulino a vento della Charité. Nel XVIII secolo, sul Mont Parnasse ne sorgevano molti. Dotati di mezzi meccanici azionati dal vento per ridurre in farina i semi e i cereali, corredati di pale montate su di un asse girevole per poterle spostare a seconda della direzione del vento, essi hanno rappresentato l’evoluzione dei mezzi macinanti più rudimentali e primitivi, che erano stati usati fino ad allora. Sino a metà ottocento, infatti, l’organo macinante era rimasto quello con due palmenti, uno fisso e l’altro mobile, rotante. Dopo tale epoca, le abbondanti produzioni di diverse qualità di farine, l’intensificarsi degli scambi internazionali e il bisogno di costituire scorte di materie prime e di prodotto finito, hanno fatto sì che fosse sostituito il sistema della bassa macinazione.
Nel XVIII secolo, in un angolo del mulino della Carità c’era un cabaret – il nome deriva dal piccardo camberete e indica una piccola stanza - una bettola dove si poteva bere un bicchiere di vino e mangiare una galette, il dolce rotondo e piatto a base di farina e cotto al forno o in padella.
Il caffè Procope è passato alla storia come luogo di ritrovo dei rivoluzionari e dei patrioti. Il cabaret di questo mulino è rimasto famoso per essere frequentato dagli studenti gesuiti, provenienti dal collegio di Clermont, oggi Louis-Le-Grand. Il vicino mulino dei Trois-Cornets, invece, era frequentato dagli studenti giansenisti, cioè seguaci di Cornelio Jansen, detto Jansenius (1585- 1638), teologo olandese e vescovo d’Ypres, che con il suo Augustinus, pubblicato postumo, ha promosso la dottrina della predestinazione, dei rapporti del libero arbitrio e della grazia. Giansenio sosteneva che il peccato originale ha rovinato la libertà dell’uomo e che la grazia è unicamente determinata dalla volontà di Dio che la accorda o no a ciascun uomo. Alla pubblicazione del libro (1640) era seguita una querelle che aveva opposto i solitaires di Port-Royal (vedi sotto) e Pascal, seguaci di Giansenio, ai gesuiti. L’opinione colta si era appassionata a questo dibattito con i gesuiti (Lettere provinciali di Pascal del 1656-57), che metteva in causa tutte le forme di assolutismo, sia del papa che del re e il giansenismo, che sembrava essere stato annientato dal potere politico con la distruzione di Port-Royal, in realtà è sopravvissuto, come forma di opposizione, per tutto il XVIII secolo, particolarmente in ambiente parlamentare.
Chiostro di Port-Royal
Boulevard de Port-Royal, 123-125; Rue du Fauburg Saint-
Jacques, 2-22
RER Port-Royal
Nel 1204, nella valle della Chevreuse (Yvelines), fu creata un’abbazia femminile, annessa all’ordine di Citeaux, le cui religiose, nel 1625, vennero a stabilirsi a Parigi, nel Faubourg Saint-Jacques. Il loro maestro spirituale era l’abate di Saint-Cyran, agostiniano, amico di Giansenio, attraverso il quale esse furono mischiate alla querelle giansenista. Nel 1637 esse tornarono nella casa abbandonata di Chevreuse e vi fondarono le “piccole scuole”, in una delle quali ebbero come allievo Racine. L’abbazia della valle della Chevreuse, chiamata Port-Royal des Champs, non tardò a diventare un centro di intensa attività intellettuale e spirituale. Nel 1656, si abbatterono su Port-Royal le violente persecuzioni delle autorità politiche e nel 1679 l’abbazia dovette respingere i pensionanti e le novizie, per essere poi soppressa e distrutta. Ma se degli edifici rimane poco, la sua influenza sul piano dell’insegnamento e della letteratura – pensiamo a Pascal e a Racine – è stata considerevole.
L’abbazia di Port-Royal di Parigi si separò da Port-Royal des Champs nel 1669. Nel 1790 essa fu soppressa e divenne una prigione con il nome di Port-Libre. Alcune delle persone incarcerate in quegli anni, finirono al patibolo. Fra di essi, Lavoisier e Malesherbes, il magistrato che aveva migliorato il regime penale, pur non riuscendo a realizzare le riforme che desiderava e che fu ghigliottinato durante il Terrore, dopo essere stato avvocato del re davanti alla Convenzione,.
Dal 1795 l’abbazia è sede di un ospizio per trovatelli e di una clinica per la maternità. Su tre lati del convento di Port-Royal c’è un bel chiostro, che ha al centro un giardino ben curato con un bel roseto. Purtroppo, a causa della presenza di tossicomani e ladri, l’ospedale è stato costretto a limitare l’accesso al chiostro ai partecipanti a visite guidate. Per informazioni, telefonate all’Hôtel de Ville. La cappella è visitabile la domenica mattina alle 10.30, durante la funzione.
Cité internationale
Boulevard Jourdan, 20
RER Cité-Universitaire
La Cité universitaire Internationale sorge in un parco di quaranta ettari, vicino alla porta d’Orléans, fra il parco Montsouris e la circonvallazione. L’internazionalità di questa città si vede innanzitutto dallo stile dei suoi trentasette padiglioni, che ospitano cinquemila studenti di centotrenta nazionalità diverse, che riflettono le differenze architetturali dei vari paesi. La città è nata da un’utopia degli anni ’20, quando gli ideali della Società delle Nazioni impregnavano le menti, per iniziativa del rettore dell’Università di Parigi, del ministro dell’istruzione e di altre persone. Esse volevano creare un luogo in cui gli studenti e i ricercatori di tutte le nazioni avrebbero potuto condividere, vivendo insieme, le proprie differenze, per scongiurare i pericoli di una guerra e costruire insieme una pace durevole. Ogni casa corrisponde a uno stato. Sulla facciata della Maison d’Italie c’è una loggetta con il portico e nel giardino antistante ci sono frammenti di antiche rovine. Il padiglione svizzero, concepito da Le Corbusier, nel 1966 è stato classificato monumento storico. In esso sono presenti alcuni dei canoni che hanno costantemente caratterizzato la sua opera, come la costruzione su palafitte e l’importanza prioritaria della luce. La casa del Brasile, opera di Le Corbusier e dell’architetto Lucio Costa, è anch’essa un monumento storico. Il college olandese, sul cui ingresso vi sono dei bassorilievi che celebrano l’ideale universalista, è un esempio di architettura fra le due guerre. Il padiglione tedesco si ispira alla tradizione dei college medioevali inglesi, con le bow windows, le finestre a crociera e le torrette d’angolo.
Durante le Journées du Patrimoine ci sono visite guidate.
Parc Montsouris
RER Cité-Universitaire
In questo grande parco, che raggiunge un’altitudine di 78 metri e che un tempo si chiamava Moquesouris – moque è un recipiente che serve di misura - un tempo c’erano dei mulini per macinare il grano. E’ stato disegnato dall’ingegnere Alphand, collaboratore del barone Hausmann, e ha un rilievo che gli conferisce varietà. Il lago di circa un ettaro, che si trova nella parte bassa, ne aumenta l’attrattiva.
Alcuni alberi sono più familiari, altri sono meno conosciuti. Quelli più interessanti sono segnalati da pannelli, che ne riportano il nome. Vi sono anche diversi tipi di arbusti rari e di cespugli di fiori.
Alcune stradine dei dintorni, come l’impasse Nansouty, rue e villa du Parc-de-Montsouris e rue Emile-Deutch-de-la-Meurthe, meritano di essere visitate. In primavera vi si respira il profumo dei lillà.
Square de Montsouris
RER Cité Universitaire
In fondo a square de Montsouris c’è una casa costruita da Le Corbusier. Al n° 6 della vicina strada che oggi porta il suo nome, in una casa di mattoni e cemento, ha abitato il pittore Georges-Braque (1882-1963), il massimo esponente - insieme a Picasso e a Cézanne - del cubismo. Nell’atelier dalle grandi vetrate, al secondo piano, egli ha sperimentato le nuove tecniche del collage, consistenti nell’inserire nel quadro le lettere dell’alfabeto e i numeri, con una straordinaria ricchezza inventiva. Vi ha anche portato a termine la serie di opere che va sotto il nome di Ateliers, nelle quali ha dipinto degli interni d’ambiente interpretati in chiave allusiva.
La mira del sud
Parc Montsouris, entrata boulevard Jourdan
RER Cité Universitaire
Nell’angolo sud-ovest del parco di Montsouris, vicino all’entrata di boulevard Jourdan, c’è una curiosa stele di pietra con una targa a mezza altezza che reca la scritta “Du règne de”. Sotto c’era il nome di Napoleone I, che è stato grattato via. C’è un’altra scritta che dice che questa è la Mire de l’Observatoire. Qui passa il meridiano di Parigi, omologo di quello che si trova al n° 1 di avenue Junot, a Montmartre e che va da Dunkerque, la città portuale sul mare del Nord, a Perpignan, la città che si estende alle estreme pendici dei Pirenei. Nel suolo, vicino alla mira, è fissato un medaglione di cuoio, zinco e stagno, uno dei 135 che segnano il percorso del meridiano.
Catacombe
Place Denfert-Rochereau, 1
Métro Denfert-Rochereau
A partire dal 1785, l’architetto Guillamot ha trasformato le antiche cave situate sotto la piana di Montrouge per renderle adatte alla sistemazione delle ossa di migliaia di morti che dovevano essere spostate dalle fosse comuni del cimitero degli Innocenti, situato vicino alle Halles. Successivamente nelle gallerie, che misurano chilometri, sono stati eseguiti dei lavori di consolidamento ed è stato costruito un sistema di areazione. Oggi, esse contengono le ossa di più di sei milioni di persone, accatastate e suddivise secondo la forma anatomica, con le tibie, i femori e i teschi impilati uno sull’altro. In certi punti, i muri delle catacombe, la cui entrata si trova nel padiglione est dell’antica barriera d’Enfer, sono spessi fino a 30 metri. All’ossario si accede dopo aver disceso novanta gradini e aver percorso alcune gallerie, che portano lo stesso nome della strada che le sovrasta. In uno spiazzo ottagonale, su di un frontone sorretto da due pilastri è inciso questo verso di Delille: “Arrete C’est ici l’empire de la Mort.” (Fermati! Questo è il regno della Morte.) Ai lati delle gallerie si vedono i bracci laterali, non visitabili, che danno l’idea di un dedalo senza fine. Vi sono diversi monumenti funebri, fra i quali una fontana del Lete, dei sarcofagi e delle colonne dalla forma insolita. Vi sono anche molte targhe, una delle quali recita: “Ainsi tout passe sue la terre/Esprit, beauté, grâces, talent, Telle est une fleur éphémère/ Que renverse le moindre vent.” (Così tutto passa sulla terra/ ingegno, bellezza, grazia, talento, come un effimero fiore/ fatto cadere dal più piccolo vento). Dello stesso tenore, un’altra iscrizione, in italiano: “Esistenza dell’uom te breve avversa/ troppo ai desii la cieca gente accusa/ ea mille obietti frivoli conversa/ l’omaggio d’un pensier poi ti ricusa/ ma vegetando con l’orrore a lato/ muore di mille volte anzi suo fato.” Qui vi sono anche le ossa di Danton, Lavoisier e Robespierre.
Vi sono 130 gradini per scendere, 83 per risalire. Si scende a 20 metri sottoterra percorrendo 1,7 chilometri.
Casa del fontaniere del Re
Avenue de l’Observatoire, 42
Métro Denfer-Rochereau
Fra il 1619 e il 1623, Maria de’ Medici aveva fatto costruire sulle tracce di un antico acquedotto romano, l’acquedotto d’Arcueil, destinato anche agli abitanti del quartiere, che fino a quel momento non disponevano che delle acque della Senna. Esso prendeva le acque dal bacino del Rungis, per irrigare i giardini del Lussemburgo. Sopra al serbatoio è stata costruita la casa destinata al fontaniere del re, il Pavillion des Fontainiers, una piccola costruzione di pietra chiara con un tetto di tegole piatte. L’intendente generale addetto alla manutenzione dell’impianto e alla sorveglianza della distribuzione delle acque si chiamava Thomas Francini.
Uno dei bacini di decantazione, ospitati in tre sale, era quello du Roi, l’altro era quello delle Carmelites, il terzo era quello de la Ville. Le acque del primo serbatoio erano canalizzate verso i giardini del Lussemburgo, quelle del secondo verso alcuni conventi, quelle del terzo verso le fontane del quartiere. La superficie totale della riserva, che ha cessato di essere utilizzata nel 1875, è di 1000 metri quadrati.
Tre case, tre stili, un solo autore
Rue Cassini, 3 bis, 5 e 7
Métro Saint-Jacques
Rue Cassini, dedicata al capostipite della famosa famiglia di astronomi di origine italiana, si trova proprio davanti all’osservatorio. Jean-Dominique, originario di Perinaldo, in provincia di Imperia, era stato chiamato a Parigi dal Re Sole e lui e suo figlio Jacques, autore di lavori per determinare la figura della terra, hanno abitato in questa via, in una casa con giardino.
Dal 1829 al 1834, nel luogo corrispondente al numero 1 ha abitato Balzac, che qui ha scritto Le Dernier Chouan e ha ricevuto spesso George Sand. Abbiamo la testimonianza dell’astronomo Arago, suo vicino di casa, che lo vedeva di notte chino sulle carte, davanti alla candela accesa.
La casa al 3 bis, in cemento armato e mattoni, è stata costruita dal pittore Lucien Simon, quella al n°5, dall’aspetto medioevale, è stata realizzata dal pittore Jean-Paul Laurens, mentre quella neoclassica al n° 7 è stata abitata dal pittore Czernikowsky. Tutte e tre queste case, attaccate fra di loro, sono opera dell’architetto Louis Sue, autore anche degli ateliers che si trovano al n° 126 di boulevard de Montparnasse.
Villa Seurat
Rue de la Tombe-Issoire, 101
Métro Alésia
Questo quartiere di Parigi è stato un laboratorio di architettura sperimentale. Al n° 3 di rue de la Tombe d’Issoire c’è un edificio a due piani con grandi vetrate e la facciata leggermente curva, al n° 7 bis c’è una casa con una facciata di stile avanguardista, che ha ospitato anche Chaim Soutine (Smilovitch 1894- Paris 1943), il pittore espressionista di origine lituana. Il suo temperamento tormentato lo ha portato a produrre dei quadri curiosi, come ad esempio quello intitolato Maisons à Cagnes. Per fortuna gli edifici di Villa Seurat non somigliano alle case sbilenche, pendenti di qua e di là, incombenti l’una sull’altra, sbattute dal vento e in equilibrio precario del suo dipinto. Al n° 18 ha abitato lo scrittore americano Henry Miller (New York 1891- Pacific Palisades 1980), critico implacabile degli Stati Uniti – ricordate Incubo climatizzato? - che ha vissuto a Parigi dal 1930 al 1939 e che in questa casa ha scritto i suoi celebri libri Tropico del Cancro (1934) e Tropico del Capricorno (1939), nei quali le annotazioni dirette, spesso oscene, si alternano a grandi slanci lirici.
Notre-Dame-du-Travail
Entrata principale Rue Vercingetorix, 59
Entrate secondarie rue Guilleminot, 34-36 e 59
Métro Pernéty
Alcune vie o piazze di Parigi sono dedicate a persone che hanno combattuto per la libertà della Gallia. Rue Vercingétorix porta il nome del guerriero, scelto nel 52 a.C. come capo supremo delle tribù galliche in lotta contro i Romani, che costrinse Cesare a levare l’assedio a Gergovie, ma che si lasciò accerchiare ad Alésia e che venne portato prigioniero a Roma.
La chiesa Notre-Dame-de-Travail, costruita fra il 1899 e il 1901 dall’architetto Jules Astruc in rue Vercingetorix, ha l’architettura di un edificio industriale. Il suo ideatore, l’abate Soulange-Boudin (1861-1925), voleva farne un luogo simbolico di riconciliazione del capitale e del lavoro, per le centinaia di operai che lavoravano alle expositions universelles del Champ de Mars. E’ stata costruita in economia, grazie alle offerte e alle sottoscrizioni, recuperando anche le strutture metalliche dell’ex palazzo dell’industria. La facciata è di pietra molare, ciottoli e pietra locale di stile romanico. Le pietre delle facciate laterali provengono dal padiglione dei tessuti dell’esposizione universale dl 1900. All’interno, le volte sono formate da archi metallici sorretti da sottili colonne di ferro, che donano all’edificio una grande luminosità e un’eccezionale leggerezza. La campana, offerta da Napoleone III agli abitanti dell’antica commune di Plaisance, viene da Sebastopoli. Era stata portata in Francia come trofeo di guerra, dopo che, nel 1854-55, il porto della città era stato distrutto durante la guerra di Crimea. E’ stata sistemata nella chiesa nel 1861.