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luoghi insoliti e curiosi
Graziella Martina
Parigi
di
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XI arrondissement

Colonne de Juillet
Colonna di Luglio
Place de la Bastille
Métro Bastille

La colonna, detta anche della Libertà, è stata eretta al posto della fortezza della Bastiglia non per commemorare i morti della Rivoluzione del 1789, ma a ricordo dei moti rivoluzionari del luglio 1830. In quel mese, l’autoritario Carlo X era stato rimpiazzato dal re ‘dei cittadini’ Luigi Filippo, fuggito a sua volta durante la rivoluzione del 1848. Il suo trono è stato bruciato vicino alla colonna e alla base è stata aggiunta un’iscrizione.
Duecentoquaranta gradini portano al terrazzino sopra al capitello, da cui si gode un bel panorama sulla città. La figura alata simboleggia lo spirito della libertà.

Faubourg Saint-Antoine
Métro Bastille

Faubourg-Saint-Antoine, cioè il quartiere di S. Antonio, è sempre stato considerato “un cratere da cui fuoriesce lava rivoluzionaria” e si è sempre distinto soprattutto per le barricate, forse perché non mancava la materia prima. Il 25 giugno 1848, quando l’Assemblea costituente, per diminuire la disoccupazione, ha deciso di creare gli Ateliers nationaux - i lavori socialmente utili del tempo - in rue du Faubourg c’erano una trentina di blocchi.
Oggi, i falegnami, i tappezzieri, i verniciatori, i laccatori, gli ebanisti, i mobilieri, che creavano arredi originali, con rivestimenti e inserti di legni pregiati, come il noce, il cedro, l’ebano e con incrostazioni di tartaruga, non ci sono più. Non si vedono più i divani appesi ad asciugare davanti alle botteghe o i mobili posati sul marciapiede, in attesa di essere terminati., anche se alcuni negozi di mobili sopravvivono. A testimonianza dell’attività dei laboratori vi sono le cours, i cortili sui quali si affacciano piccole costruzioni, che al piano terra ospitavano gli ateliers e le cui insegne, insieme agli oggetti di ferro battuto, alle fontane e alle piccole scale di legno, testimoniano l’attività artigiana di un tempo.
  
La Cour du Bel-Air, al n° 56 della rue du Faubourg, sorge sull’area di un hôtel particulier. E’ formata da due cortili in successione, con molte viti che “si dondolano adagio adagio sulle finestre”, per usare un’espressione del Verga. Qui vicino c’era la caserma dei moschettieri e la scalinata di legno di una delle case si chiama dei Moschettieri Neri. Secondo la leggenda, il selciato del primo cortile sarebbe servito da tavolo da gioco ai Moschettieri di Dumas, che simboleggiavano quattro qualità ben precise: Athos, la nobiltà; Porthos, la forza; Aramis, l’astuzia; D’Artagnan, l’audacia. Nella realtà, i moschettieri erano soldati armati di moschetto – da cui il nome - che, a partire dal XVI secolo, venivano impiegati in concorso con i battaglioni di fanteria e con gli squadroni di cavalleria per facilitare l’attacco del nemico o per arrestarne l’avanzare.
 
Al 75 c’è la Cour de l’Etoile d’Or, il cui nome deriva da un’insegna, che ospita una bella galleria d’arte africana. Oltre a un fregio di palmette - l’antico elemento decorativo di tipo vegetale costituito da lobi o petali variamente stilizzati e in numero dispari, tipico dello stile neoclassico di transizione fra gli stili di Luigi XVI e Impero - e a una scala di legno, detta des Quatre Saisons, delle Quattro Stagioni, che risale al XVII secolo, c’è una meridiana costruita nel 1751 e firmata da un certo signor Sevin. Accanto a essa, un trompe-l’oeil raffigura le attività di un tempo. Al n° 81-83 c’è la cour des Trois-Frères, al n° 89 quella della Maison Brulée, il cui nome deriva, evidentemente, da un episodio di cronaca. Altri cortili, come quello della Bonne-Graine - graine, nel gergo familiare, è il cibo – derivano il loro nome da un’insegna di ristorante o di cabaret, dove andavano gli artigiani. Nel cortile de la Main d’Or, al n° 16, c’è la sede di France Montgolfier, in quello dell’Ours, al n° 95, c’è una vecchia insegna e un fregio di palmette sulla porta.
 
Nel 1835, in un retrobottega al n° 1 di rue du Faubourg Saint-Antoine l’avventuriero corso Giuseppe Fieschi ha preparato con i complici Morey e Pépin un complotto contro Luigi Filippo. Il 28 luglio, da una finestra al numero 44 di boulevard du Temple, nel Marais, ha fatto esplodere contro il re, che partecipava alla cerimonia dell’anniversario delle giornate rivoluzionarie di luglio, una macchina composta da ventiquattro canne da fucile. Il re è rimasto illeso, ma sono morte diciotto persone del suo seguito. Fieschi, arrestato, ha denunciato i suoi complici, che sono stati ghigliottinati insieme a lui.
Al n° 37 della vicina rue de Charonne c’è la cour Delépine. Al n° 60 di rue Saint-Sabin c’è la Cour du Coq (Métro Chemin Vert), il cui nome è rivelato da una scritta in ferro a stampatello e da un’insegna sul battente della porta, con l’animale raffigurato in posizione fiera. Sembra che Coq fosse il vecchio soprannome del proprietario, vivace e intemperante con le donne, corteggiate con eccessiva ostentazione. Il cortile è pieno di vasi di piante arbustive o dalle foglie carnose e il selciato è in leggera pendenza verso il centro, per permettere all’acqua in eccesso di finire nei pozzetti costruiti per il deflusso.
Passage Lhomme
Rue de Charonne, 26
Métro Ledru-Rollin

Grazie agli artigiani del legno e alle altre attività che contribuiscono a creare un’atmosfera d’antan, questo passage evoca il Faubourg di un tempo. La fabbrica di specchi Remlinger, come dice l’insegna, è qui dal 1886 e nei suoi locali vi sono lastre di specchi di tutti i tipi e di tutte le dimensioni: lisce, ornate, incorniciate, concave, convesse, girevoli, a bilico, per specchi a mano, da tavolo, da parete... Sulla facciata di alcuni edifici si arrampicano i rami nodosi delle viti. Il selciato è irregolare, sconnesso e pieno di gibbosità e richiede scarpe sportive.
 
Rue de Charonne
Métro Charonne

Nelle numerose gallerie d’arte che vi si affacciano sono esposti lavori di scultura e di pittura eseguiti con le tecniche più diverse. Alcuni quadri sono ispirati alla cosiddetta arte povera, la tendenza artistica nata negli anni ’60 che rifiuta i mezzi convenzionali della tela e del colore, a favore dell’uso di materiali arcaici ed elementari tratti dal mondo animale, vegetale e minerale.
Prima del 1860, questa via collegava il villaggio di Charonne con la capitale. L’imponente edificio al n° 99 è stato costruito nel 1739 dall’architetto d’Orbay per il convento di Bénedìctine du Bon-Secours, Suore del Buon-Soccorso, chiuso nel 1790. Nel 1802 l’edificio è stato occupato dalla prima filanda installata in Francia, visitata da Napoleone nel giugno 1804. Rivolgendosi al proprietario della filanda, gli ha detto: “Abbiamo condotto entrambi una dura guerra all’industria inglese, ma il manifatturiere è stato più fortunato dell’imperatore.”
Al n° 100 ci sono le vestigia del secentesco convento delle religiose della Madeleine-de-Traisnel, chiuso nel 1790 e venduto nel 1802. Rimangono alcuni resti del porticato, una facciata laterale dell’antica cappella e l’arco dell’antica porta.
 
Dal n° 157 al 161 c’è un palazzo del XVII secolo, che ospitava la casa di riposo e di cura del dottor Belhomme. Durante il Terrore, egli la utilizzava per accogliere i ricchi e gli aristocratici, con il pretesto che fossero malati. Ben presto la casa si è riempita di persone condannate al carcere che, pagando una mensilità molto alta, riuscivano a sfuggire alla ghigliottina. Quando essi non riuscivano più a pagare la retta, il dottor Belhomme li rispediva alla Conciergerie, come è successo alle duchesse di Choiseul e di Châtelet, che pochi giorni dopo sono state decapitate.
La chiesa di Santa Margherita, al vicino n° 36 di rue Saint-Bernard, non ha nulla di straordinario all’esterno, ma all’interno è uno splendido e raffinato gioiello, con una cappella affrescata da dipinti trompe-l’oeil.
  
Passage du Cheval-Blanc
Rue de la Roquette, 2
Métro Bastille

La famiglia Parchappe, che abitava qui, ha dato il nome a una piccola cité formata da edifici ottocenteschi costruiti intorno a una serie di cortili posti in successione e rimasti inalterati. Essi arrivano fino al passage du Cheval-Blanc e portano il nome dei primi sei mesi dell’anno: Janvier, Février, Mars, Avril, Mai, Juin. Al piano terra vi sono alcuni laboratori separati da vecchi assiti, dove lavorano i pochi artigiani rimasti specializzati nella lavorazione dell’ebano e dei legni pregiati.
Ateliers de travail
Rue de la Roquette, 186
Métro Philippe-Auguste

Nel XIII secolo, rue de la Roquette collegava Parigi con il convento omonimo. Nel ’600 i balestrieri e gli archibugieri si esercitavano nei giardini dell’Hôtel de la Compagnie royale des Chevaliers de l’Arbalète et de l’Arquebuse de Paris situati all’inizio della via.
Un tempo, alcuni suoi edifici ospitavano attività artigianali, che la rivoluzione industriale ha fatto quasi sparire. Le piccole botteghe, condannate alla chiusura dallo sviluppo della vita economica, provvedevano la capitale dei manufatti necessari.
Come preziosa testimonianza del passato sono rimaste queste costruzioni, trasformate in uffici.
Rue de Lappe
Métro Bastille

Prima di portare il nome dell’orticoltore Girard de Lappe, sui cui terreni è stata aperta, la via si chiamava rue Gaillard. Il più famoso dei suoi locali è il Balajo, fondato all’inizio del ‘900 da Jo de France, che ha introdotto in questa zona un po’ malfamata delle forme di spettacolo che attiravano la Parigi bene. Il locale è l’unico sopravvissuto della tradizione parigina dei bals musettes, le sale da ballo degli anni ’30, frequentate anche da personaggi famosi. Una delle loro attrazioni – ripresa anche nel film Casco d’oro con Simone Signoret e Serge Reggiani – era il tango eseguito da un malavitoso che maltrattava la partner e faceva brillare la lama di un coltello.
Parallelo a rue de Lappe c’è il passage Thiéré, con alcuni locali pieni di atmosfera.
La ghigliottina
Rue de la Croix-Faubin, 16
Métro Voltaire

Sul terreno dell’ordine ospedaliero della Roquette - corrispondente al n° 143 di rue de la Roquette - all’inizio del regno di Luigi Filippo era stata costruita una prigione per le donne e per i jeunes-détenus, chiamata la Petite Roquette. Nel 1837, di fronte ad essa è stata costruita la prigione della Grande Roquette, soppressa nel 1899, che ospitava i condannati a morte.
All’angolo di rue de la Roquette con rue de la Croix-Faubin sono ancora visibili le cinque lastre di granito, che avevano fatto soprannominare il carcere l’Abbaye des Cinq-Pierres e che servivano come base per la ghigliottina. L’ideatore della ghigliottina è stato il medico francese Joseph-Ignace Guillotin, che nel 1789 ha proposto la sua macchina all’Assemblea Costituente, per ridurre le sofferenze dei condannati a morte. La ghigliottina veniva chiamata Louisette ed era costruita da un fabbricante di clavicembali, il tedesco Schmidt, sotto la direzione del chirurgo Antoine Louis.
Sotto la Comune, davanti a questa prigione è stato giustiziato anche l’arcivescovo di Parigi.
In questa via hanno vissuto il poeta Paul Verlaine, al n° 17, e lo storico Michelet, al n°41.
Hôtel Titon
Rue Titon, 11,13,15
Métro Faidherbe-Chaligny
  
Nel 1673, con i soldi guadagnati con il commercio delle armi, Maximilien Titon ha fatto costruire un palazzo imponente, con i rinforzi metallici della facciata ornati da teste di leone e con un giardino pieno di statue e di fontane.
Nelle sue stanze si è cercato di realizzare il sogno di Icaro, il personaggio della mitologia greca, figlio di Dedalo, fuggito dal labirinto di Creta con ali attaccate con la cera, che il sole ha fatto sciogliere. Nel 1783, in questo palazzo, infatti, De Rozier ha costruito la sua mongolfiera, formata da un involucro di tela e di carta in grado di imprigionare un gas più leggero dell’aria.
 


Gli storici attribuiscono l’ideazione del primo aeromobile di questo tipo a padre Francesco Lana, un italiano che nel 1670 l’ha descritta nel suo Prodromo dell’arte maestra, corredato di disegni in cui la macchina appare provvista di quattro palloncini sferici e di una vela. Nel 1755 il monaco Giuseppe Gallieno ha progettato un pallone a gas rarefatto e nel 1782 il napoletano Tiberio Cavallo ha studiato il modo di applicare l’idrogeno ai palloni. Nel giugno del 1783, i fratelli Montgolfier hanno presentato all’Assemblea degli Stati Generali di Francia un pallone ad aria calda, asceso senza passeggeri. Quattro mesi dopo, il fisico Pilatre de Rozier e il marchese di Arlandes sono partiti da Metz a bordo di una mongolfiera e hanno sorvolato Parigi.
Mercato di place d’Aligre
Métro Ledru-Lollin

Il vivace mercato di place d’Aligre è un mosaico di costumi e di popoli, un brassage, come dicono i Francesi. Aligre era il nome della benefattrice dell’ospizio degli Enfants-Trouvés, i trovatelli. Un tempo il mercato, che sorge sui terreni che l’abbesse di Saint-Antoine, Madame de Beauvau-Craon, aveva messo a disposizione della popolazione, si chiamava Beauveau-saint-Antoine e sulla piazza c’è un bell’edificio che si chiama così. La costruzione del mercato coperto, avvenuta nel 1843, è stata affidata all’architetto Jolivet.
Tutte le mattine, eccetto il lunedì, fra le 7.30 e le 13, le bancarelle espongono frutta e verdura che arriva anche da paesi lontani e che contribuisce ad allargare il ventaglio delle scelte. C’è anche il settore brocante, con anticaglie e rigatterie.
La facciata a frontone con coronamento triangolare in alto del n° 9 risale al 1830 e, come dice la scritta, essa apparteneva al Grand Lavoir du Marché Lenoir. E’ uno dei trecento lavatoi che erano attrezzati all’interno con lastre di pietra e tavole per la lavatura dei panni, la cui atmosfera, fatta di amicizia ma anche di liti, è stata descritta con efficacia da Emile Zola.


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