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luoghi insoliti e curiosi
Graziella Martina
Parigi
di
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VII arrondissement

 
Chapelle de Notre-Dame de la Médaille-Miraculeuse
 Cappella della Medaglia Miracolosa
 Rue du Bac, 140
 Métro Sèvres-Babylone

A Lourdes, nella grotta di Massabielle, dove, fra l’11 febbraio e il 16 luglio 1858 la pastorella Bernadette Soubirous ebbe le famose visioni della Madonna, arrivano ogni anno in pellegrinaggio milioni di persone. Catherine Labouré (1806-1876) non è Bernadette Soubirous, ma, dopo Notre-Dame, la cappella dove il 27 novembre 1827 le è apparsa la Santa Vergine è il luogo più visitato di Parigi.
Catherine Labouré proveniva da una famiglia contadina della Borgogna ed era venuta a Parigi per entrare a far parte delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.
 
Nel corso di una delle sue apparizioni la Madonna, vestita d’une robe de soir blanche aurore (con un abito lungo color bianco aurora), le aveva descritto una medaglia raffigurante se stessa con l’iscrizione: “O Marie conçue sans péché, priez pour nous qui avons recours à vous”. La medaglia è stata realizzata e sull’altra faccia reca la M di Maria intrecciata con una croce, sotto alla quale ci sono il cuore di Gesù, coronato di spine, e quello di Maria, trafitto da una spada, circondati da 12 stelle.
 
Da tutto il mondo i pellegrini vengono a inginocchiarsi davanti alle spoglie di Santa Caterina – la Labouré è stata canonizzata da Pio XII – che sono esposte nel reliquiario sotto a una statua della Vergine, scolpita da Maxime Real del Sarte. L’arcata absidale porta la scritta sfavillante a caratteri d’oro sull’azzurro dello sfondo: “Venez au pied de cet autel là les grâces seront repandus sur tous”. Nel cortile antistante la cappella, vi sono molte piccole targhe ex voto, con messaggi che ricordano una grazia ricevuta, posti vicino alla statua bianca e dorata della Vergine, dalle cui mani emanano raggi di luce e i cui piedi schiacciano il serpente, simbolo del peccato. Le medaglie in vendita hanno grandezze diverse e sono di differenti metalli.

Jardin Catherine Labouré
Rue de Babylone,
Métro Sèvres-Babylone, Saint-François Xavier
 
Al 29 di rue de Babylone, accanto al convento delle Filles de la Charité de Saint-Vincent de Paul, c’è il jardin potager di Catherine Labouré, che, in passato, era l’orto del seminario e si chiamava Jardin de Babylone.
In primavera i ciliegi e molti altri alberi da frutto, fra cui i nespoli, sono in fiore. In estate l’orto, coltivato con cura e sapienza straordinarie, è pieni di ogni sorta di piante alimentari e di erbaggi commestibili, in autunno, dal lungo pergolato ricoperto di viti scendono succulenti grappoli ...

Institut culturel italien
Hôtel de Galliffet
Rue de Varenne, 50
Métro Sèvres-Babylone, Varenne, Rue du Bac.
 
L’Istituto culturale italiano ha sede nell’Hôtel Galliffet.
Lo scopo dell’Istituto è quello di promuovere i rapporti tra l’Italia e la Francia in ambito culturale e linguistico e ogni anno vi si svolgono più di 150 manifestazioni. Oltre agli spettacoli teatrali per far conoscere i commediografi di casa nostra, vi sono mostre, conferenze, convegni, concerti e film. È anche a disposizione dei visitatori una biblioteca-mediateca.
 
Giardini dell’Ospedale Laennec
Rue de Sèvres, 42
Métro Vaneau
 
Gli ospedali, come le chiese, hanno conservato più di altri edifici l’architettura e l’aspetto originari. L’ospedale Laennec, che al momento è chiuso, porta il nome del medico francese che, intorno al 1819, ha inventato lo stetoscopio. L’edificio risale al XVII secolo ed è a forma di croce, con una cappella al centro. Racchiude otto giardini, in uno dei quali - chiamato La Rochefoucauld dal nome del suo creatore - c’è un vecchio pozzo con una ghiera. Nella cour Gamard, a sinistra della cappella, c’è una bella sedia secentesca in legno scolpito a motivi floreali e sulla facciata posteriore è inciso un quadrante solare del ‘700.
 
All’esterno dell’ospedale, che era detto ‘degli Incurabili’, c’è la fontana egiziana detta del Fellah, che fa parte di un gruppo di quindici fontane create nel 1806, dopo la conduzione a Parigi delle acque dell’Ourcq. La statua, infatti, regge in ogni mano un’anfora, da cui zampillava l’acqua del fiume. È stata scolpita nel 1809 da Beauvallet ed è la copia dell’Antinoos, il giovane schiavo greco, celebre per la sua bellezza, divenuto il favorito dell’imperatore Adriano, che aveva posto fine ai suoi giorni annegandosi nel Nilo.
 
Il giardino giapponese dell’UNESCO
Place de Fontenoy, 7
Métro Cambronne
 
Nel recinto dell’Unesco vi sono le testimonianze di diversi paesi: c’è la piazza della Tolleranza, in onore d’Israele, c’è la croce armena, c’è lo spazio Miro, c’è il muro di Picasso, ci sono le eoliane greche… Fra le tante opere, c’è un giardino giapponese.
In Giappone l’arte di disporre i giardini è considerata un mezzo di espressione e un compendio di tutte le arti ed ha raggiunto un livello particolarmente elevato. Fin dall’VIII secolo è stata posta una cura minuziosa nella loro realizzazione e si è raggiunta una sapiente raffinatezza. In questo paese le case sono generalmente dotate di un giardino, il cui mantenimento è oggetto di una cura amorosa e sapiente da parte dei proprietari. I giardini dei templi, poi, sono parte integrante di essi. Tutti gli elementi presenti, la ghiaia, le pietre, le rocce, hanno un preciso significato simbolico e anche l’acqua, immobile, in movimento o popolata di pesci, simbolo della vita, è molto importante. Anche la sistemazione floreale e vegetale nota sotto il nome di ikebana, di cui i Giapponesi sono inventori, obbedisce a regole precise di derivazione filosofica e simbolistica, con alcuni significati di ordine metafisico, come la rappresentazione del passato, del presente e dell’avvenire.
 
Il giardino giapponese dell’Unesco è opera dell’architetto Nogushi. Oltre alle composizioni simboliche con le pietre, il muschio e gli arbusti, nel giardino vi sono spazi di meditazione.
Qui vicino, al numero 57 di rue de Babylone c’è La Pagode, che ha ospitato a lungo un cinema d’essai. Si tratta di un’autentica pagoda orientale, con tanto di guardiani di pietra all’entrata, immersa nel verde. Adesso il cinema non c’è più, ma l’edificio sarà restaurato e destinato a nuovo uso.

Museo Maillol e Fontana delle quattro stagioni
Rue de Grenelle, 59-61
Métro Rue-du-Bac
 
Nel 1995, Dina Vierny, la modella di Matisse, Bonnard e Maillol, ha fondato un museo privato nei locali di un edificio situato fra Boulevard Raspail e rue du Bac, che apparteneva all’antico convento dei Recollets. Il museo è dedicato principalmente a Maillol, ma ci sono anche alcuni lavori di Picasso e di Kandinsky.
Aristide Maillol (1861-1944) era un pittore, che una sopravvenuta malattia agli occhi ha costretto a diventare scultore. Il suo stile è caratterizzato da volumi massicci, che illustrano quasi sempre un unico tema: il corpo femminile. Molti suoi nudi si trovano al Carrousel, nel cortile del Louvre.
 
Nelle sale del museo, oltre ai quadri e alle sculture, sono esposti anche molti suoi disegni.
La facciata dell’edificio è ornata dalla Fontana delle quattro stagioni, opera dello scultore Bouchardon e realizzata fra il 1736 e il 1739. Le statue collocate nell’avancorpo rappresentano Parigi fra la Senna e la Marna, quelle nelle nicchie raffigurano le quattro stagioni.
La casa è appartenuta anche alla famiglia dello scrittore Alphonse de Musset, che ha abitato qui fino ai 23 anni.
 
Club Des Poètes
Rue de Bourgogne, 30
Mètro Varenne, Invalides
 
Alla voce poeta, il dizionario dice: “Persona dotata di grande sensibilità e immaginazione, che ricerca e coltiva ciò che è bello, nobile, ideale”. Se siete interessati alla poesia e vi dedicate all’arte di esprimere in versi esperienze, idee, emozioni, fantasie, se coltivate l’evasione dalla realtà, l’abbandono ai sogni e alle utopie, se volete ascoltare chi trasmettere una visione particolare di se stesso e della realtà circostante, fate un salto in questo club.
L’ambiente è conviviale e caloroso. Alle 20 si cena e si beve qualcosa, poi, intorno alle 22 si ascoltano le poesie recitate o cantate. I poeti non vengono solo dalla Francia, ma da tutto il mondo. Spesso vi sono anche delle mostre curate dagli editori di libri di poesia.
Maison  Deyrolle
Rue du Bac, 46
Métro Rue du Bac
 
L’imbalsamatore Emile Deyrolle, che forniva all’Education nationale gli animali, i minerali e le tavole illustrate per le lezioni di storia naturale, è entrato nella leggenda.
Nel 1831, egli ha deciso di fondare un Museo di Storia Naturale in questo hôtel particulier del XVIII secolo. In quest’arca di Noè, dove un orso polare convive con un elefante, si trovano mucche, pecore, antilopi, struzzi, pavoni, cavalli, asini, zebre, anatre, conigli di ogni dimensione, bufali e cani da slitta utilizzati dal cinema…Nelle vetrinette vi sono inoltre collezioni di uova, di farfalle, di insetti e di stelle marine. E’ un museo e un negozio allo stesso tempo. Molti animali provengono dagli zoo, dove sono andati incontro a morte naturale. Vi sono anche tabelloni di ogni tipo, riviste e libri di scienze naturali.

Square Roger-Stéphane
Al fondo di rue Récamier
Métro Sèvres-Babylone
 
In passato questa piazzetta era intitolata a Jeanne-Francoise-Julie-Adelaide Bernard, figlia di un banchiere e andata sposa a un altro banchiere. Jeanne Récamier era una donna celebre per la sua bellezza e intelligenza, che teneva salotto nell’edificio un tempo appartenente all’Abbaye-aux-Bois, l’Abbazia dei boschi, soppressa nel 1790. Dal 1819 al 1849, uno dei suoi saloni, decorato con ricche tappezzerie di seta bianca, è stato il luogo di ritrovo di molti scrittori, fra i quali Balzac, Standhal, Musset, Hugo, Lamartine e Châteaubriand, che veniva a far visita alla Récamier tutti i pomeriggi alle tre e che le fece dono della prima edizione delle sue Memoires d’Outre-Tombe. L’abbazia è stata demolita all’inizio del ‘900 e al suo posto è stata costruita rue Récamier, al fondo della quale si trova uno spazio verde con magnolie, betulle, noccioli, fiori d’arancio e cespugli di felci. E’ un piccolo paradiso, i cui unici rumori sono i gorgoglii delle cascatelle d’acqua e il canto degli uccelli in sottofondo. Consigliato per riprendere fiato prima di affrontare le prossime camminate…

Art nouveau
Avenue Rapp, 29
Métro Pont-de-l’Alma
 
Lo stile Art nouveau risale alla fine del 1800 ed è molto presente nell’architettura parigina. Attinge le sue fonti di ispirazione dalla natura e in Italia ha preso il nome di liberty o floreale. E’ nato dall’alleanza fra arte e industria e dallo studio delle possibilità offerte dal ferro, dal vetro e dal cemento e dall’idea di portare la bellezza nella vita quotidiana, rendendola accessibile a tutti. La forma e i colori assunti dai materiali sono originali e la tecnica di produzione artigianale.
 
La facciata del n° 29 di avenue Rapp - il viale che va verso il ponte dell’Alma, a due passi dalla torre Eiffel - opera dell’architetto Jules Lavirotte, è decorata con ornamenti Art nouveau. Era la casa di Alexandre Bigot, lo specialista di grès, la ceramica opaca fatta con un impasto di argilla mischiata a particelle a grana più o meno fine. La decorazione ricopre in modo armonioso ed elegante la facciata e il portone d’ingresso, decorato da festoni, ghirlande, volute, fiori e foglie. Ai suoi lati sono raffigurati Adamo ed Eva e al centro c’è un viso di donna, che si dice fosse quello della moglie dell’architetto.
Al n° 3 di square Rapp c’è l’abitazione dalla facciata decorata costruita per sé da Lavirotte.
Società teosofica
Square Rapp, 4
Métro Ecole Militaire
 
La teosofia è una dottrina religioso-esoterica che risale al XIX secolo e che, in un sistema sincretistico di elementi cristiani, orientali e filosofici, assume la possibilità di un contatto diretto con la divinità. Predica la metempsicosi, effettua uno studio comparato delle religioni, delle filosofie e delle scienze e studia i poteri latenti dell’uomo.
La Società teosofica di Parigi ha sede in uno stabile Art nouveau di square Rapp. Al piano terra c’è una libreria con testi di occultismo e misticismo e nella hall sono appesi i programmi delle conferenze e dei corsi.


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