IV arrondissement
I ponti

“I ponti,
accendendosi per un malvagio movimento,
insorgeranno insieme dai lati di Parigi.
Cominceranno la rivolta
al primo appello,
disseminando i passanti sulla pietra
dei piloni.”
scriveva Majakovskij nelle sue Opere, sensibile al tormento delle masse povere e diseredate e al loro agitarsi nell’assurdità degli immensi agglomerati cittadini, ma altrettanto pronto a satireggiare i passanti invasori che disturbano il lento fluire del fiume.
Dei trentadue ponti di Parigi, ben undici si trovano nel IV arrondissement. Il ponte di Sully, quello de la Tournelle, il ponte Marie, il ponte Saint-Louis, il ponte Louis-Philippe, il Pont-au-Double, il ponte d’Arcole, il Petit Pont, il ponte Notre-Dame, per non parlare dei due che si trovano al confine con il primo arrondissement, il ponte Saint-Michel e il ponte au Change.
Fino a metà ottocento, sulla Senna operavano ancora i traghettatori, che portavano da una sponda all’altra cose e persone. In quel secolo, vi erano molte inaugurazioni di ponti con cerimonie fastose e spettacoli in strada. Allora, i ponti erano di legno, costeggiati di piccole case, come il Ponte Vecchio di Firenze. Spesso erano distrutti da incendi, a volte di proposito, come nel 1739, quando Luigi XV li ha fatti distruggere insieme alle case che sorgevano su di essi.
Chiesa di Saint-Merri
Rue Saint-Martin, 78
Métro Hôtel-de-Ville

La facciata di questa chiesa di stile gotico, che si trova a sud del Centre Pompidou, è decorata da altorilievi prominenti di mostri. Essa si è creata una bella fama musicale, grazie ai suoi concerti di musica classica e ai suoi canti corali di qualità.
Rue Pierre-au-Lard
Métro Rambuteau

Molte vie di Parigi – la maggior parte di esse si trova nel I arrondissement - hanno nomi di attività e di mestieri. Rue du Boucher, è la via del macellaio, rue des Déchargeurs, è la via degli scaricatori e rue des Orfèvres è la strada degli orafi. La loro corporazione aveva uno scudo con i segni araldici e un motto che ricordava i due grandi scopi iniziali dell’oreficeria, l’ornamentazione delle corone e quella dei vasi sacri. Rue de la Verrerie è la via delle vetrerie e rue de la Ferronnerie è la via degli oggetti di ferro. Quest’ultima porta il suo nome dal 1229, quando era larga solo 4 metri. Venerdì 14 maggio 1610 Ravaillac, venuto a piedi da Angoulême, vi ha assassinato Enrico IV.
Attorno alle Halles, che un tempo erano un immenso bazar dove si potevano comprare il pane, la frutta, le uova, la carne, ma anche i vestiti, i cappelli, gli specchi, ci sono la via delle Lavandières, le lavandaie, che risale al 1244 e la via della Lingerie, ovvero dei negozi di biancheria e delle stirerie.
Place de l’Hôtel de Ville
Métro Hôtel de Ville

Nel 1357 Etienne Marcel, capo dei commercianti e membro dell’istituzione municipale che era stata creata nel 1246 da San Luigi, ha installato la sede delle riunioni dell’amministrazione in un Hôtel della Place de Grève, la piazza del Greto. Era un edificio di due piani e con due torrette agli angoli, situato, come quello attuale, sul lato est della piazza. E’ stato il primo Hôtel de Ville, il palazzo simbolo della capitale, ricostruito fra il ’500 e il ’600 e dato alle fiamme nel 1871 durante la Comune, che vi si era installata. A metà ottocento, place de Grève è stata ingrandita da Haussmann, che ha raso al suolo le vie che la circondavano e l’edificio attuale del municipio è della fine dell’800.
Chiesa Saint-Gervais Saint-Protais
Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio
Place Saint-Gervais
Métro Hôtel-de-Ville

La costruzione della chiesa dedicata a loro è iniziata alla fine del ’400 ed è durata due secoli. Per questo presenta molti stili, fino a quello greco-latino della facciata, la cui prima pietra è stata posata da Luigi XIII nel 1616. Voltaire l’ha definita un capolavoro. La statua di San Gervasio è quella sulla sinistra della facciata, San Protasio è a destra, mentre sopra ci sono gli Evangelisti.
L’olmo sul sagrato della chiesa, piantato nell’800 e circondato da zoccoli di pietra uniti da una catena, ricorda quello di un tempo, la cui linfa rossa simboleggiava il sangue dei martiri. Con la sua scorza, strappata di nascosto nottetempo, si facevano decotti per la febbre. Alla sua ombra gli abitanti del quartiere avevano preso l’abitudine di radunarsi, in particolare per regolare i conti. Da qui è nata l’espressione “Attendez-moi sous l’orme”, che era entrata nella parlata comune, come da noi si usa quella “Dietro al convento dei Carmelitani scalzi.”. L’albero secolare è stato abbattuto durante la Rivoluzione ed è servito alla costruzione di affusti di cannone.
L’olmo è riprodotto anche sulle decorazioni al centro delle ringhiere di ferro battuto dei balconi dell’edificio che va dal n° 2 al n° 14 di rue François-Miron, costruito sotto Luigi XV ed è scolpito sui quattro stalli di legno del coro. La chiesa è affidata alla Fraternité Monastique di Gerusalemme, la cui sede principale è a Vezelay.
Les Compagnons du Devoir
Place Saint-Gervais
Métro Hôtel-de-Ville

Cloître des Billettes
Chiostro delle Billettes
Rue des Archives, 24
Métro Hôtel-de-Ville

Thés Mariage Frères
Rue du Bourg-Tibourg, 30
Métro Hôtel-de-Ville

Al primo piano c’è un piccolo museo, allestito, alla maniera di altri musei di Parigi, direttamente dalla ditta che commercia il prodotto, la Maison Mariage Frères. Si può vedere ricostruito il percorso delle preziose foglioline, dalle lontane piantagioni alla nostra tavola. Nel XVII secolo, i due fratelli Nicolas e Pierre Mariage avevano attraversato i continenti per andare alla ricerca della materia prima e per sottoscrivere gli acquisti.
C’è una bella collezione di scatole dipinte a mano provenienti dall’Oriente, ci sono le bilance e gli altri strumenti per pesare il tè, i filtri, i colini di ogni forma e materiale, le raffinate teiere e gli eleganti servizi in porcellana. Nel corso della visita, vi verranno date spiegazioni sui luoghi in cui viene coltivato il tè, sul modo di raccoglierlo e su quello giusto per prepararlo e servirlo.
Eloisa e Abelardo
Quai des Fleurs, 9
Métro Hôtel-de-Ville
Abelardo ha subito processi per apostasia. Egli non accettava la fede cieca e riteneva la ragione necessaria alla fede perché, diceva, non si può credere se non a ciò che si intende: intelligo ut credam. Ha cercato di penetrare con la ragione anche le verità più proprie della fede, ma la sua fiducia nelle forze della ragione non era condivisa dai filosofi, teologi e religiosi del tempo. Fra di essi, il suo nemico più acerrimo è stato Bernard de Clairvaux, l’abate Bernardo di Chiaravalle, che condannava le teorie di Abelardo, in particolare quella sulla trinità divina. Nel 1121, al concilio di Soissons, il libro di Abelardo sulla Trinità, il Tractatus de unitate et trinitate divina, gli è valsa una condanna ed è stato bruciato pubblicamente (a proposito di questo trattato, di fronte al mausoleo al cimitero di Père Lachaise c’è una scultura in pietra che vi fa riferimento). Nel 1140, Abelardo è stato definito eretico e nemico della Chiesa da un sinodo di vescovi riuniti a Sens e, poco dopo, è stato anche scomunicato dal papa. E’ stato accolto da Pietro il Venerabile nell’abbazia di Cluny, in Borgogna, dove è morto il 21 aprile del 1142. La sua salma è stata portata di nascosto al Paracleto, a Troyes, dove, nel 1129, egli aveva fondato un convento femminile del quale Eloisa era stata la prima badessa.
Eloisa è morta ventidue anni dopo, alla stessa età di Abelardo, e il suo corpo è stato deposto nella bara di lui. Nel ’600 una monaca ha fatto separare le loro ossa, per collocarle in due bare diverse. Nel 1845, le loro spoglie sono state traslate al Père-Lachaise, dove sono uniti per l’eternità. La loro tomba è una delle più visitate ed è sempre piena di fiori freschi.
Accanto a Notre-Dame, al numero 9 del Quai aux Fleurs, sull’Ile de la Cité, c’è una targa marmorea che dice: “Ancienne habitation d’Héloïse et d’Abélard, 1118. Rebatie en 1849.” La casa, che non conserva più alcuna traccia del periodo medioevale, sorge sul luogo di quella in cui ha avuto origine la passione dei due amanti. Sulla porta d’ingresso vi sono due medaglioni in legno e ferro battuto che raffigurano i due amanti.
Rue du Trésor
Rue Vieille-du-Temple, 26
Métro Saint-Paul

Nelle intenzioni iniziali, rue du Trésor doveva collegare rue Vieille-du-Temple a rue des Ecouffes. In realtà, essa è rimasta un vicolo cieco, in fondo al quale c’è una fontana, costruita nel XIX secolo. Di fianco ad essa c’è una porta oggi chiusa, che in passato permetteva ai pedoni, attraverso a una galleria, di arrivare a rue des Ecouffes.
Il museo Carnavalet ha acquistato una parte delle monete ritrovate, insieme al sacco che le conteneva e chi si interessa di numismatica le può vedere esposte in una delle sue vetrine.
Au Petit Fer à cheval
Rue Vieilles-du-Temple, 30
Métro St. Paul

Il nome Fer à cheval deriva dalla forma del bancone del bar, che è la stessa della lama metallica che protegge l’orlo plantare dello zoccolo del cavallo. Fabbricato agli inizi del ’900, è l’ultimo rimasto dei tempi in cui non era così raro trovarne di simili nella capitale. Il bistrotier gira come una trottola all’interno del bancone a semicerchio, per raccogliere le ordinazioni. È un locale particolare, con un’atmosfera cordiale, aperto tutti i giorni dell’anno dalle 9 alle 2 del mattino. Purtroppo, date le dimensioni, diventa facilmente affollato. Per il resto è l’ideale per venire a bere il ‘bicchiere della staffa’. Da mezzogiorno all’una di notte c’è anche il servizio di ristorante.
Musée de la Curiosité et de la Magie
Museo della Curiosità e della Magia
Rue St. Paul, 11
Métro Saint-Paul

Nelle sale dal soffitto a volta di questo museo, il cui logo è una donna in abito lungo che levita attraverso la G di Magie, sono raccolti molti oggetti insoliti, illusioni e curiosità. Vi sono gli automi fabbricati da Robert-Houdin, autore del libro: Confidences et révélations: comment on devient magiciens; quelli animati, come la sfinge con il dono della chiaroveggenza, che porge le risposte scritte con due mani che escono all’improvviso dall’interno della cassa; vi sono oggetti misteriosi; macchine e giochi di illusione ottica; manifesti policromi dell’800; apparecchi scientifici; oggetti truccati di legno o di metallo; misteriosi quadri a doppio effetto; specchi magici dentro ai quali le cose e le persone appaiono e scompaiono… Vi sono anche oggetti dai nomi molto evocativi, come la valigia delle Indie e i vecchi trucchi, come la cassa usata negli anni ’20 da Howard Thurston per segare in due una donna.
Oltre a raccogliere gli oggetti, gli indumenti e gli strumenti dei maghi, il museo offre anche degli spettacoli di prestidigitazione, con giocatori la cui destrezza delle mani e delle dita e i movimenti del corpo per mascherare l’operazione, non permettono di scoprire i loro trucchi neanche da vicino. I visitatori sono accompagnati nel loro percorso da animatori, che commentano via via gli oggetti. ‘Il più insolito dei musei parigini’, come dice il dépliant.
Il muro di cinta di Philippe Auguste
Rue des Jardins Saint-Paul
Métro Saint-Paul

Rue Saint-Antoine aveva la stessa ampiezza di oggi già nel medioevo e veniva scelta come luogo di passeggiate, di tornei e per l’arrivo in pompa magna dei sovrani, come è avvenuto il 26 agosto 1660 per l’ingresso di Luigi XIV e di Maria Teresa. In queste occasioni le case lungo il percorso erano decorate con drappi e arazzi.
Case medioevali
Rue Miron, 11 e 13
Métro St. Paul

Su rue Miron, la via che inizia in piazza St. Gervais, vi sono due belle case del XV secolo, con le travi di legno sulla facciata e il coronamento triangolare in alto. In particolare quella al n° 13, costruita in aggetto su rue Cloche-Perce, con la parete sporgente dal corpo della costruzione, è uno degli edifici più belli della vecchia Parigi.
Sulla stessa via, al n° 30, vi è il negozio Les mondes des épices-Eau de vie et vins du Monde con spezie e prelibatezze da tutto il mondo.
Maison Européenne de la Photographie
Casa Europea della Fotografia
Rue de Fourcy, 5-7
Métro Saint-Paul, Pont-Marie

C’è una vasta biblioteca di consultazione formata da dodicimila libri, una videoteca, un auditorium, utilizzato per le mostre, e dei laboratori di ricerca dedicati alla creazione di immagini. Si allestiscono delle mostre utilizzando la collezione di quindicimila opere dal dopoguerra ad oggi, di proprietà del museo.
Rue des Rosiers
Métro St Paul

Rue des Rosiers attraversa il più antico quartiere ebraico di Parigi. All’inizio del secolo, gli ebrei che hanno trovato rifugio qui provenivano soprattutto dall’Europa dell’Est, mentre l’ultima ondata immigratoria, quella del 1962, proveniva dall’Algeria. Nelle strade si sente parlare yiddish e nelle vetrine si vedono i candelabri a sette bracci. Vi sono alcune pasticcerie, che vendono il pane scuro, che in Francia è raro, e ristoranti kosher.
Chiesa dei Blancs-Manteaux
Rue des Blancs-Manteaux, 12
Métro Hôtel-de-Ville

La cappella ha un pulpito bavarese in stile rococo, intarsiato d’avorio e due celebri tele L’adorazione dei pastori e la Moltiplicazione dei pani, che formano un bell’insieme del XVII e del XVIII secolo.
Mont de Piété
Monte di Pietà
Rue des Francs Bourgeois, 55
Métro Rambuteau

Il Monte di Pietà sorgeva accanto alla chiesa di Nostra Signora dei Bianchi Mantelli, in un palazzo del ’700. L’istituzione benefica accordava prestiti su pegno di beni mobili, senza fini di lucro. Oggi, il benessere diffuso ha reso meno acuta l’esigenza di ricorrere a questa risorsa e l’ente si chiama Credit Municipal, ma la sua funzione è rimasta la stessa.
Nella bacheca a sinistra dell’ingresso c’è il calendario delle Ventes aux enchères publiques e su entrambi i lati del portone il motto liberté, égalité, fraternité.
Di fronte al Monte di Pietà c’è un bel negozio dal nome Les Touristes, che, fra le altre cose, espone oggetti risalenti agli anni ’50: saponi al burro di cacao della Valobra di Genova; boccette di eau de toilette 80 volumi ‘Lido di Venezia’; spezie; cuscini; borse; vestaglie; aquiloni; ceramiche e altri oggetti curiosi da tutto il mondo.
Nel cortile del n° 57 di questa via ci sono le vestigia di una torre del recinto di Filippo Augusto.
Hôtel-Dieu
Piazza del Parvis-Notre-Dame
Métro Cité

Alla metà del ‘600, i suoi malati sono serviti alla marchesa di Brinvilliers - passata alla storia come una delle più grandi avvelenatrici di tutti i tempi - per sperimentare i dosaggi dei suoi veleni, forniti dal cavaliere Godin, suo amante, che le aveva apprese da un italiano di nome Exili conosciuto alla Bastiglia. Dopo aver messo a punto il giusto dosaggio di arsenico, vetriolo e veleno di rospo, la marchesa, dama di carità, ha avvelenato prima il padre, poi il fratello maggiore, poi quello minore e infine il marito, Antoine Gobelin, conte di Brinvilliers. E’ stata arrestata in un convento olandese, dove si era rifugiata e ha dovuto fare onorevole ammenda sulla piazza di Notre-Dame, a piedi nudi, con una corda al collo e una pesante torcia ardente in mano. E’ stata condannata alla decapitazione e il giorno dell’esecuzione gli spettacoli erano stati sospesi perché gli abitanti di Parigi erano andati tutti ad assistervi.
L’ospedale è stato costruito fra il 1868 e il 1877 e nel cortile interno, sempre aperto, c’è un enorme giardino a terrazza circondato da un colonnato. Di fronte sorgeva la piccola chiesa Saint-Pierre-aux-Boeufs, il cui nome, secondo la tradizione, ricorda i due buoi che un mattino in cui il Santissimo Sacramento veniva portato in processione fuori dalla chiesa, si erano inginocchiati insieme ai passanti, prima di essere portati al mattatoio. Il suo portale è nella chiesa di Saint-Séverin.
Museo di Notre-Dame
Rue du Cloître-Notre-Dame, 10
Métro Cité

Nel 1831, dopo che il libro di Victor Hugo, Notre-Dame-de-Paris ha sensibilizzato l’opinione pubblica, la Camera ha stanziato la somma di 2.500.000 franchi per il restauro, che è durato venticinque anni. Nel 1871, nel periodo della Comune, la cattedrale ha rischiato di nuovo di scomparire per un incendio.
Per chi voleva conoscere la storia della cattedrale c'era un piccolo museo, oggi purtroppo chiuso. Le tre piccole sale contenevano oggetti collegati ai momenti importanti della storia della chiesa. C'erano disegni originali; quadri; incisioni che raffiguravano i dintorni di un tempo; due api di bronzo dorato che rappresentavano tutto ciò che rimane delle sontuose decorazioni preparate per l’incoronazione di Napoleone I°; un antichissimo monogramma di Cristo in vetro; la bella console dell’organo usato fino alla metà del Novecento.
Sainte Chapelle
Boulevard du Palais, 4
Métro Cité

La Sainte Chapelle è stata voluta da Luigi IX per ospitare la corona di spine e un pezzo della Croce provenienti da Bisanzio.
La sera vi si svolgono molti concerti, segnalati da un cartello posto all’ingresso.
Casa medioevale del XX secolo
Rue des Chantres, 1 ang. rue des Ursins

Rue Chanoinesse, 26

Per costruire il marciapiede del cortile al n° 26 sono state riutilizzate delle pietre tombali, sulle quali si vedono ancora le iscrizioni. Anche le colonne che circondano il cortile sono state recuperate altrove e collocate qui.

Square Tino Rossi

Métro Jussieu
Il giardino Tino Rossi - la lingua di verde fra la Senna e il quai Saint-Bernard - è un museo di sculture moderne all’aria aperta, che si visita passeggiando piacevolmente sul prato.
Le sculture di marmo, di bronzo e di ferro di artisti stranieri contemporanei si stagliano sullo sfondo delle imbarcazioni che solcano il fiume e di alberi molto belli, fra i quali le magnolie e i ciliegi.
Place des Vosges
Métro Saint Paul, Chemin Vert

Fino ad allora, Parigi non aveva una piazza spaziosa, adatta alle feste e ai tornei, perciò si è deciso di trasformare in una piazza quello che era il mercato dei cavalli. I criteri architettonici sono stati stabiliti dal re Enrico IV, che ha voluto il proprio padiglione più alto degli altri palazzi e decorato con motivi simbolici. Per l’inaugurazione della Place Royale, come si chiamava allora, 1300 cavalieri hanno eseguito una successione di balletti e di evoluzioni davanti a 10.000 spettatori, mentre centinaia di musicisti suonavano. La sera, dalla piazza è partita una fiaccolata, che ha percorso le vie della città, mentre alla Bastiglia esplodevano i fuochi d’artificio.

Al n° 8 abitavano Théophile Gautier e Alphonse Daudet. Il giardino della piazza, che un tempo era circondato da una bella griglia di ferro battuto dorato, contiene una curiosa statua equestre di Luigi XIII. Nel 1639, il cardinal Richelieu vi aveva fatto collocare una statua equestre a Enrico II, utilizzando un cavallo in bronzo ordinato da Caterina de’ Medici a un allievo di Michelangelo, che era sproporzionato rispetto alla statua.
Rue Pas-de-la-mule
Métro Chemin Vert

La casa di pietra situata al numero 5 è del tempo di Louis Philippe. Attraverso le finestre del primo piano si vede il soffitto con le travi a vista. Essa sorge sul luogo di un celebre cabaret del Seicento, la cui insegna era La Fosse-aux-Lions. L’attuale cortile interno, circondato da edifici del dopoguerra, era un punto di ritrovo di poeti goliardici e di grandi bevitori. Fra di loro c’erano Tallemant des Réaux, l’autore delle Historiettes, una raccolta di aneddoti piccanti e di ritratti del tempo di Luigi XIII e della reggenza d’Anna d’Austria, pubblicati nell’800; Vincent Voiture, lo scrittore, poeta e uomo di spirito, considerato l’anima dell’Hôtel de Rambouillet; Marc Antoine Girard, signore di Saint-Amant, autore di poemi realistici come les Goinfres, i Mangioni e le Melon, il Melone.
Hôtel Carnavalet
Rue de Sévigné, 23
Métro Saint-Paul, Chemin-Vert

Nel 1677 esso era stato dato in affitto a Mme de Sévigné che, subito dopo aver firmato il contratto, ha scritto alla figlia:“Grazie a Dio, abbiamo l’Hôtel Carnavalet”. Dopo una decina di traslochi, aveva finalmente trovato la casa che le conveniva e, per i diciannove anni successivi, non si è più mossa. Vi ha scritto buona parte del suo Epistolario, che costituisce una documento importante sulla vita degli aristocratici del XVII secolo. Gli episodi raccontati in un linguaggio preciso e pittoresco, ne fanno una sorta di cronaca del regno di Luigi XIV.
Nel 1880 l’Hôtel Carnavalet è diventato il Museo Storico della Città di Parigi.
Le pietre della Bastiglia
Place de la Bastille, Square Henri-Gall, Bacino dell’Arsenale
Métro Bastille

Il popolo di Parigi ha preso d’assalto la prigione perché la considerava un simbolo del dispotismo. Per demolirla sono stati impiegati ottocento operai e una parte delle pietre sono state usate per costruire il ponte della Concorde. Per indicare il luogo in cui sorgeva questa bastia, vi sono dei piccoli pavés quadrati all’inizio di rue Saint-Antoine.
In square Henri-Gall, all’imbocco del canale Saint-Martin, c’è ancora un pezzo del vecchio muro del fossato della fortezza, che oggi fa da sostegno al boulevard Bourdon. Anche lungo il marciapiede della linea 5 del métro, in direzione Bobigny, vi sono alcune pietre che facevano parte del muro della controscarpa.
Hôtel de Sens
Bibliothèque Forney
Rue du Figuier, 1
Métro Pont-Marie

Al n° 3 della via abitava il sarto di Luigi XI, del quale sono state ritrovate alcune fatture, al n° 7, nel XIII secolo, abitava uno dei marchesi di Conflans. Un giorno, il cardinale di Luynes gli ha detto : “La vostra famiglia è così povera che il mio gentiluomo caudatario è un Conflans.” Il gentiluomo caudatario era colui che reggeva lo strascico delle vesti prelatizie nelle cerimonie. Il marchese, con un arguto gioco di parole, gli ha risposto: “Questo non mi stupisce affatto, Eminenza, perché è da molto tempo che nella mia famiglia tiriamo il diavolo per la coda.”
Il palazzo è stato fatto costruire nel XIV secolo dagli arcivescovi di Sens - la città di Sens si trova nell’arrondissement dello Yonne ed è famosa per la cattedrale gotica di Santo Stefano, una delle più antiche di Francia - da cui Parigi, che è stato un vescovado fino al 1622, dipendeva. E’ una delle più vecchie costruzioni della città, in stile gotico e Renaissance, per metà civile e per metà militare, con le torrette agli angoli per sorvegliare i dintorni.
L’edificio è stato rimaneggiato nel XVII secolo e, quando gli arcivescovi lo hanno abbandonato, è stato occupato da artigiani e imprese commerciali. Nel 1911 è stato acquistato dalla Città di Parigi, che nel 1961 lo ha destinato a ospitare la biblioteca di tecnica e arti decorative Fourney. Sul muro della facciata a est è ancora visibile una palla conficcatasi il 28 luglio 1830, nei giorni della rivoluzione.
