I arrondissement
Bourse de Commerce
Borsa di Commercio
Rue de Viarmes
Métro Châtelet o Louvre

Colonna astrologica
Rue de Viarmes
Métro Châtelet o Louvre

L’incarico della costruzione del palazzo, avvenuta nel 1572, fu affidato a Jean Bullant, l’architetto che aveva già lavorato alle Tuileries e che aveva costruito una parte del castello di Chantilly. La colonna, appartenente all’ordine toscano per il capitello e all’ordine dorico per il fusto, ha un diametro di 3 metri e sulla sua superficie vi sono diciotto scanalature, separate da costoloni dentellati, sui quali si vede ancora il monogramma di Enrico II. Alla base è visibile un’iscrizione latina, i quattro angoli del capitello segnano i quattro punti cardinali e all’interno della colonna c’è una scalinata do 147 scalini, che prendono luce da strette feritoie. Un tempo, la sua cima era ricoperta da una vetrata, oggi è sormontata da una struttura in ferro. Fu Caterina che chiamò a Parigi Nostradamus, che divenne medico di Carlo IX.
La colonna è un prezioso ricordo di una residenza reale, che nel XVI secolo divenne un convento.
Giardini Nelson Mandela
Métro RER Châtelet-Les-Halles

Il giardino, con le sue fontane, i giochi d’acqua, le sculture, i giardini fioriti disposti a terrazza, ha un’architettura molto particolare. Sotto ai ponti in acciaio ci sono le serre, che riparano altre piante e fiori e che permettono di coltivare piante esotiche per le quali è necessario un ambiente climatico diverso da quello esterno. L’impianto di riscaldamento e di umidificazione dell’aria, che permette di mantenere una temperatura appropriata e un giusto grado di umidità e le grandi superfici vetrate che fanno passare molta luce, consentono la coltivazione delle piante tropicali che si possono ammirare dalle passerelle che passano in mezzo alle piramidi di vetro delle serre. Nei giardini c’è anche un’area giochi per i bambini.
La testa scolpita che si trova di fianco alla chiesa si chiama l’Ecoute, è opera di Henri de Miller del 1986.
Chiesa di Saint-Eustache
Rue Rambuteau
Métro Les Halles

La chiesa è dotata di un organo maestoso. Per i suoi crescendo e diminuendo collettivi, per la sonorità maestosa e solenne, questo strumento aveva affascinato Liszt, Berlioz e Rameau, che lo hanno scelto per i loro oratori. Essi sono venuti di persona a eseguirli, in questa chiesa dall’acustica perfetta. La maggior parte delle chiese di Parigi è dotata di questo strumento musicale che risale alla più remota antichità e che discende probabilmente dalla siringa, lo strumento a fiato formato da una o più canne tenute insieme da cera o corda, usato in Grecia e diffuso in forme varie dei diversi continenti. Forse perché sono stati proprio i monaci francesi, a partire dal IX secolo, che, come quelli tedeschi, si sono occupati della loro costruzione. Gli strumenti avevano un’estrema varietà di registri, che riproducevano in parte le sonorità coloristiche e grandiose dell’orchestra. L’organo moderno, perfezionato nella tecnica e ampliato, ha una grande estensione della gamma sonora e può essere considerato come un complesso di molti strumenti a fiato messi in azione da un solo esecutore, grazie alla tastiera, che mette in azione il meccanismo dei tubi sonori, e che comanda un grande numero di registri. In alto, sul transetto, c’è un quadrante solare che delimita la piccola rosace. La cripta della chiesa ha ospitato per qualche tempo il centro culturale delle Halles. Dal 1989, essa dipende dalla parrocchia di Saint- Eustache.
Chiesa di Saint-Germain-l’Auxerrois
Place du Louvre
Métro Louvre-Rivoli

All’esterno della chiesa, sulla sinistra, c’è un bestiario di pietra e sotto alla grondaia centrale, c’è una curiosa scultura, con alcuni topi che fuoriescono da una sfera. L’insieme dovrebbe simboleggiare il mondo divorato dalla miseria. Sopra ai topi, incombe un gatto dalla figura un po’ diabolica.
Palais-Royal
Métro Palais Royal, Musée du Louvre

Anche il giardino ha subito molte trasformazioni. La prima avvenne nel 1730, quando furono abbattuti i vecchi olmi e gli ippocastani e in uno dei bacini furono installati dei giochi d’acqua. Su di una panca dell’allée Argenson, sul lato orientale, veniva a sedersi Diderot. “Qu’il fasse beau, qu’il fasse laid, c’est mon habitude d’aller vers les 5 heures du soir me promener au Palais-Royal; c’est moi qu’on voit, toujours seul, rever sur le banc d’Argenson" (che faccia bello, che faccia brutto, verso le cinque del pomeriggio ho l'abitudine di andare a passeggiare al Palais-Royale; sono io quello che si vede, sempre solo, sognare sulla panca di Argenson). Nel 1807, il primo piano della galleria occidentale, era occupato dal caffè delle Milles-Colonnes, In realtà le colonne erano solo trenta, ma venivano moltiplicate da un gioco di specchi che le riflettevano all’infinito. La moglie del proprietario era conosciuta come la Belle Limonadière e con la sua avvenenza attirava frotte di clienti, fra i quali Walter Scott. C’era anche una piccola sala per gli spettacoli di fantocci, i Fantaccini, dove dava rappresentazioni l’italiano Castagna. A nord c’era - e c’è - la galleria di Beaujolais, con il ristorante Grand-Véfour, tuttora esistente, dove si ritrovavano personaggi come l’esploratore Humboldt, Lamartine e Sainte-Beuve. Accanto, c’era il caffè du Caveau, o du Perron, famoso luogo di ritrovo e di scontro delle due fazioni musicali dei gluckisti, i seguaci di Gluck, e dei piccinisti, i seguaci di Piccini. Si può dire che la Rivoluzione sia nata nel cortile di questo palazzo il 13 luglio 1789, quando Camille Desmoulins, salito su di un tavolo del caffè de la Foy, ha chiamato i cittadini alle armi. Dopo aver scelto come simbolo il colore verde, ha staccato le foglie dagli alberi per usarle come coccarde.
Il giardino ha assunto la sua attuale fisionomia alla fine del regno di Carlo X.
Cannone di Palais Royal
Giardini del Palais Royal
Métro Palais Royal

Fontana di Place du Châtelet
Métro Châtelet

La piazza, con i due teatri, è nata nella seconda metà dell’800. La fontana, firmata Henri Jacquemart, pesante 24 tonnellate, è stata costruita quando a Parigi dilagava l’egittomania, nell’asse del boulevard Sébastopol, che allora non esisteva. Nel 1858, quando fu aperto il boulevard, il monumento venne messo su rotaie e trasportato per i dodici metri che lo separavano dalla sede predestinata. E’ sormontata da una colonna il cui piedestallo è decorato con quattro sfingi, le figure ibride composte da un corpo leonino e da una testa umana, con il particolare copricapo linteo, di cui due bande cadono sulle spalle e sul petto. Gettano acqua dalla bocca e hanno dimensioni molto più modeste di quella di el-Ghiza, che è alta 20 metri e lunga 57.
Tour Saint-Jacques
Square de la Tour Saint-Jacques
Métro Châtelet

La tour Saint-Jacques fu costruita fra il 1508 e il 1522, sotto ai re Luigi XII e Francesco I e la sua parte inferiore era incorporata nella navata della chiesa, che dopo la Rivoluzione era stata adibita agli usi più diversi. Nel 1648, Pascal vi conduceva degli esperimenti barometrici, sulla misurazione del peso dell’aria, e una sua statua lo ricorda. Nel 1836, la Ville de Paris ha ricomprato la torre da un fabbricante d’armi che vi aveva installato una fabbrica di pallini di piombo, facendo colare dall’alto il piombo incandescente che nella caduta si solidificava in pallini sferici.
La Samaritaine
Rue du Pont Neuf, 19
Métro Pont Neuf, Louvre, Rivoli, Châtelet

E’ interessante conoscere l’origine del nome, che è stato mantenuto. Anticamente veniva chiamata così una vecchia pompa situata sul Pont Neuf, sulla quale era raffigurato l’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Giacobbe, citato dall’Evangelista Giovanni.
Pont Neuf
Métro Pont-Neuf

La punta dell'isola della Cité indica l'antico livello del fiume e fa vedere di quanti metri il suolo si sia innalzato dai tempi di Lutezia.
Sulla sua punta verdeggiante c’è una statua equestre dedicata a Enrico IV - soprannominato Vert Gallant per le sue avventure amorose - che ha una storia curiosa. Ferdinando, granduca di Toscana, aveva fatto colare in bronzo un cavallo colossale, con il proposito di issarvi la sua effigie. Purtroppo morì prima che il progetto si realizzasse. Nel 1613, il cavallo è stato inviato in dono a Maria de’ Medici, ma il battello che lo trasportava da Livorno è colato a picco presso le coste della Sardegna e la statua è finita in fondo al mare. Un anno dopo fu ripescato e trasportato a Parigi, dove fu issato sul piedistallo di marmo dove si trova ancora adesso. Rimase senza cavaliere fino al 1635, quando Luigi XIII vi fece collocare una statua di suo padre, che venne però abbattuta. La statua attuale fu fatta installare nel 1818 da Luigi XVIII.

In estate, è meraviglioso sedersi sul bordo del fiume, all’ombra dei salici, e lasciar penzolare le gambe verso l’acqua. Non lasciate l’isola senza aver visto l’incantevole Place Dauphine - che si chiama così in onore del giovane delfino, futuro Luigi XIII, che aveva allora sei anni - fatta costruire nel 1607 da Achille de Harlay, che ha conservato abbastanza la sua forma iniziale, malgrado che le case siano state ricostruite. In particolare, è stato demolito solo il lato est, che comunicava con rue de Harlay attraverso un’arcata monumentale.
Chiesa di Saint-Roch
Rue Saint-Honoré, 296
Métro Tuileries, Piramydes.

Il 5 ottobre 1795, 13 vendemmiaio (primo mese del calendario rivoluzionario francese) dell’anno IV, Napoleone Bonaparte ha ricevuto da Barras l’ordine di reprimere l’insurrezione realista che minacciava le Tuileries, sede della Convenzione. I realisti avevano preso posizione sui gradini davanti alla facciata di questa chiesa. Il combattimento è iniziato alle quattro del pomeriggio. Napoleone lo racconta così: “Venne dato l’ordine alle batterie di far fuoco; un pezzo da otto iniziò il fuoco al vicolo cieco Dauphine. Dopo diverse cariche Saint-Roch fu presa. Alle sei tutto era finito. La maggior parte dei morti e dei feriti erano davanti alle porte di Saint-Roch.” E per rifarsi di tutti i proiettili che aveva dovuto usare per la carneficina, Napoleone ha dato l'ordine ai suoi soldati di smontare le canne dell’organo per farle fondere.
Fino alla Rivoluzione, la facciata, a cui si accede salendo tredici gradini, era molto ricca di decorazioni. C’erano due ordini di colonne doriche e corinzie e sul frontone triangolare, in alto, erano scolpiti lo stemma del re e una croce con due angeli. Le statue di san Rocco, sant’Onorato, santa Clotilde e santa Genoveffa, che vediamo oggi, sono moderne. All’interno, la chiesa ha la particolarità di avere tre cappelle nel prolungamento del coro. Nella prima, dedicata alla Vergine, c’è una grande tela raffigurante l’Assunzione. La seconda cappella è dedicata all’Adorazione, la terza, che sorge sul luogo dell’antico cimitero, al Calvario. L’altare, sormontato da un Cristo in croce, è scolpito in un blocco di roccia.
Saint-Roch è la parrocchia degli artisti, degli scrittori e della gente di teatro. Essa contiene un dipinto curioso, dal titolo: ‘il Battesimo dell’eunuco della regina d’Etiopia da parte di S. Filippo e S. Francesco Saverio, apostolo dell’India e del Giappone’. Un’altra curiosità è la cattedra sostenuta dalle quattro virtù cardinali, la Forza, la Temperanza, la Prudenza e la Giustizia, scolpita nel 1940 da Challe, che ha utilizzato delle travi di quercia provenienti dalla carpenteria del palazzo del Louvre. Sul paracielo del pulpito è rappresentato ‘Il genio della Verità mentre solleva il velo dell’errore’. Insieme a Corbeille, Desmarets e Diderot, qui è sepolto anche André Le Notre.
Colonna di Place Vendôme
Métro Opéra

La colonna che vediamo oggi è del 1874 e la statua di Napoleone è una riproduzione fatta fare da Napoleone III.
Rue Montorgueil
Métro Halles o Sentier

E’ stata a lungo il centro del mercato delle ostriche, il punto di arrivo dei molluschi freschi provenienti dall’Atlantico. Oggi, è il centro della gastronomia e del commercio alimentare e i suoi negozi espongono un mélange di prodotti cinesi, arabi, italiani e francesi tipici. La via è segnalata da un grande arco verde di ferro, con la scritta Marché Montorgueil in lettere dorate.
Una delle attrattive di questa via sono le vecchie insegne, che per i nostri antenati facevano le veci dei numeri civici. Le prime sono state quelle degli alberghi, che consistevano in una manciata di paglia appesa sulla porta. A partire dal XIV secolo, i negozi avevano delle insegne di latta lavorata e dipinta. I cavadenti appendevano all’estremità di un bastone di ferro un molare delle dimensioni di una poltrona, i profumieri attaccavano un grosso guanto. Più tardi, sono venuti i pannelli illustrati.
Sopra al n° 9, vicino alla chiesa di St. Eustache, c’è un bassorilievo di travertino, che raffigura un quarto di luna e che corrisponde al cabaret Au croissant. (Nel XII secolo, croissant indicava il tempo durante il quale la luna cresce, poi è passato a indicarne la forma incavata, poi, per estensione, ha designato ogni forma arcuata simile alla falce di luna.) Di fronte, al n° 38 c’è L’Escargot, un ristorante aperto nel 1832 con una grande lumaca dorata e tante lumache più piccole come insegna. L’ingresso del ristorante ha un bel soffitto dipinto, che proviene dall’hôtel particulier di Sarah Bernhardt. Al n° 10-12, al centro di una facciata rivestita di legno color azzurro, c’è una ceramica con la scritta Au planteur, sulla quale è raffigurato un negretto che porta il caffè al proprietario della piantagione. Un’altra scritta sottostante dichiara categoricamente Aucune succursale.
Al n° 15 c’è la targa Chocolat à l’ancienne e al n° 17 la scritta Passage de la reine de Hongrie. Al n° 10 dell’attigua rue Tiquetonne, bellissima via pavimentata, fra due balconcini pieni di fiori e di enormi piante di edera, c’è un bassorilievo settecentesco, A-l’arbre-à-liège, All’albero da sughero. Al n° 51 di rue Montorgueil vi sono alcuni utensili di stucco, che facevano parte dell’insegna dell’architetto che ha costruito le serre del Jardin des Plantes. Accanto, vi è la prestigiosa pasticceria Stohrer, fondata nel 1730. Nella vetrina di sinistra ci sono i dolciumi, in quella di destra le prelibatezze come il confit de canard, la carne di anatra, o i carciofi alla norvegese. Questo negozio ha una storia interessante. Nel 1775, quando Maria Leczynska si è sposata con Luigi XV, ha portato con sé il cuoco pasticciere Stohrer. Cinque anni dopo, egli ha aperto questa pasticceria, dove i nobili e i ricchi venivano a prendere il tè e a mangiare il babà. Le pareti e il soffitto sono ricoperti di fixés, i dipinti di stoffa incollati su vetro.
Al n° 78, all’angolo con rue Greneta, c’è l’insegna del ristorante ottocentesco Le rocher de Cancale, frequentato un tempo da Dumas, Gautier, Sue e Balzac che ha immortalato i frutti di mare serviti in questo locale nella Comédie Humaine. L’insegna è di ghisa e rappresenta uno scoglio, a cui sono attaccate delle ostriche con la conchiglia nerastra e rugosa.
A volte, le ostriche erano servite direttamente sulle bancarelle e al n° 61-63 il traiteur Au rocher d’Etretal teneva il banco di vendita della Società delle ostriche. Nel cortile dell’albergo Le compass d’or c’era una tettoia per ospitare le diligenze.
Al n° 22 di rue Dussoubs c’è un cortile con al fondo una bella balaustra semicircolare di ferro battuto e una statua di ferro in mezzo a due piante basse. Per i nostalgici, all’angolo con rue Bellan, c’è la sede del partito socialista tutta dipinta di rosso cupo. Sull’insegna un po’ arrugginita – un segno dei tempi? – c’è la scritta Parti socialiste e una mano che regge un garofano rosso. All’angolo di rue St. Sauveur con rue Dussoubs c’è il Mur des Vents, un’opera di Pierre Comte, del 1974, formata da una sessantina di riquadri colorati disposti lungo la parete, fissati in modo da muoversi al minimo alito di vento. Osservate anche le antiche porte di legno e di ferro battuto. In place Goldoni, su rue Dusqules, c’è il teatro comico e per bambini Le mélo d’Amelie. Nel Passage du Grand Cerfs, di fronte, ci sono artigiani e boutiques di borse, ceramiche e gioielli e negozi di arte africana.
E all’uscita è d’obbligo andare a prendere un dolce e a bere una cioccolata calda nella vicina sala da tè Maison Angelina, al numero 226 di rue de Rivoli...